
Paralisi in prima serata – Se guardiamo alla grande geopolitica, l’ONU somiglia a un vecchio televisore in bianco e nero: il mondo va a fuoco a colori, ma sullo schermo scorrono solo immagini statiche. Il Consiglio di Sicurezza è bloccato dai veti incrociati: Mosca ha fermato ogni risoluzione “troppo” favorevole a Kiev, mentre Washington e Tel Aviv hanno fatto lo stesso su Gaza. Risultato: zero azione concreta, milioni di civili abbandonati alle bombe.
Burocrazia XXL, casse XS – Dietro le quinte la macchina è mastodontica ma con il serbatoio quasi vuoto: l’America di Trump ha tagliato pesantemente i fondi, trascinando altri donatori e costringendo Guterres a ordinare un taglio del 20 % del personale in decine di agenzie. Non è solo austerità: è un’emorragia che mette a rischio interi programmi umanitari.
L’audit dei sogni infranti – Il segretario generale ha lanciato l’iniziativa UN 80 per “snellire, digitalizzare, rendere efficace” un pachiderma che dal 2018 ha dimezzato persino il budget per le missioni di pace (da 9,9 mld a 5,6 mld). Perfino la fusione di agenzie – tabù per decenni – è ora sul tavolo: segno che la crisi di legittimità è arrivata al punto di rottura.
Il pronto soccorso che ancora respira – Eppure, quando si tratta di salvare vite, le Nazioni Unite restano quasi insostituibili. Il World Food Programme è ancora sul terreno a Gaza, pronto a distribuire decine di migliaia di tonnellate di cibo se solo i checkpoint si aprissero, mentre l’UNHCR lotta in Sudan, oggi definita “la peggior crisi umanitaria del pianeta”. Senza queste reti logistiche, la carestia sarebbe già realtà per milioni di persone.
Una finestra sul futuro (forse) – Al Summit of the Future del 2024 gli Stati hanno firmato il Pact for the Future, definendolo “un’opportunità irripetibile” per ripensare la governance globale, includere le generazioni future e, in teoria, limitare il diritto di veto. Parole nobili, ma il conto alla rovescia è iniziato: entro il 2026 dovranno trasformarle in riforme reali, o saranno carta straccia.
Verdetto provvisorio – Possiamo allora bollare l’ONU come “carrozzone mangiasoldi”? Sul piano politico, il fallimento è di fronte a tutti: vetocrati 1, multilateralismo 0. Sul piano operativo, però, togli l’ONU e restano soltanto ONG isolate a tappare falle planetarie. In breve: un gigante dai piedi d’argilla che continua – malgrado tutto – a reggere il soffitto umanitario del mondo. La scelta non è tra demolire o inginocchiarsi; è tra lasciar spegnere la lampadina o cambiare finalmente l’impianto elettrico mentre la Cina…
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