
Geremia Gios, l’arte sommessa del servire che fa respirare una valle.
Ci sono gesti, semplici e ostinati, che dicono più di mille slogan: piantare un albero. Non è—come dire—solo verde e clorofilla: è filosofia piantata per terra, un vero atto di fede versato in anticipo al domani. Geremia Gios questo gesto lo esercita da decenni — alberi veri, certo, ma anche idee, relazioni, progetti. Chi lo ha visto inaugurare il parco giochi di Foppiano, vent’anni fa, ricorda il sorriso leggero di chi non inaugura se stesso, ma una possibilità per tutti. Quel parco, oggi, è radice viva: bambini che corrono, nonni che riposano, comunità che si ritrova.
Eppure, la scena conta meno dell’intenzione: Geremia non si è fermato al verde ornamentale. Ha immaginato il paesaggio intero: scuole sicure prima che la legge lo pretendesse, strade provinciali finalmente degne di una valle che respira, luci a LED quando ancora sembravano fantascienza di paese. Chiamarlo “visionario” rischia di essere riduttivo; è piuttosto un realista dell’avvenire, uno che sa che il futuro ha bisogno di manutenzione quotidiana.
Alle sue spalle c’è un piccolo plotone: Massimo, quel “sindaco-ragazzo” che lavora in silenzio e non fa mai scena; Stefania, pura energia che salda piste ciclabili e generazioni come fossero pezzi di Lego; e poi Gianni, lingua franca che trasforma lo scontro in alleanza. Stanno lì, fitti come un bosco misto—radici diverse, tronchi che si sorreggono quando tira tempesta.
E mentre tutti urlano nei megafoni digitali, Geremia parla un’altra lingua: l’ombra fresca di un tiglio appena piantato, l’aula che non crolla, la strada che regge stagione dopo stagione. Sapete, sono proprio quei gesti che non fanno rumore—nemmeno un fruscio—che poi restano. Te lo confidano quasi in punta di voce: sapete, prendersi cura del proprio fazzoletto di mondo non richiede mantelli svolazzanti. È, piuttosto, restare leali a ciò che—domani, dopodomani—continuerà ad aver bisogno di noi anche quando saremo già altrove.
Se un giorno capiterete in Vallarsa e sentirete l’aria un po’ più pulita, pensate a quell’albero, a quel parco, a quelle luci che parevano lontane. E vi ritroverete a capire che la politica, quando diventa davvero cura, la misuri più in radici piantate che in like contati. E magari—senza trombe né fanfare—vi salirà pure la voglia di infilare a terra il vostro piccolo seme…
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